LIBRIUNO SGUARDO SU...

“Il presidente addormentato” di Gianni Caria | RECENSIONE

Se non hai un obiettivo nella vita porti il deserto. L’apatica disillusione per ogni cosa è un lutto dell’anima che ti trascina sempre più a fondo. Hai un dovere verso te stesso, ne va di mezzo anche la dignità. Le scelte portano un peso, evitare di affrontarle significherebbe restare ai margini nel teatro dell’esistenza. Certo, è difficile prendere decisioni importanti specie quando si allargano ad altre storie, ad altri nomi. È il dovere ad imporre una mossa decisiva. Ti attanaglia, ti agita, se ignori anche lo scrupolo di coscienza. In fondo, te lo dice la dignità stessa cosa fare. Restare impassibili è da vigliacchi, da inetti. Sarebbe un po’ come accogliere il vuoto lasciando agli altri il diritto di tutto, quello che è anche tuo. Ci sono circostante in cui non puoi chiudere gli occhi, girarti dall’altra parte, fare finta di niente, per evitare l’odore della paura. Sarai straniero della tua stessa vita, estraneo alla lingua della responsabilità che abilita al dovere. 

In Il presidente addormentato di Gianni Caria conosci il conflitto interiore dei protagonisti. Per la prima volta nella storia d’Italia, a ricoprire la più alta carica dello Stato è una donna, Anita Bertoli. Lei è figlia di un politico di lungo corso ed ex partigiano. La Presidente viene colta da un malore, si accascia sulla scrivania nella sua stanza al Quirinale e da lì viene portata  in ospedale, in rianimazione. Pensa, Anita. Pensa al rapporto con il padre fatto da una distanza fisica, emotiva e politica mai colmata nel tempo. Pensa alla madre, una statunitense venuta in Europa a combattere per la libertà. Soprattutto pensa ai motivi della sua candidatura e dell’elezione alla Presidenza della Repubblica. Il Paese si scopre, come lei, del tutto paralizzato. Senza la sua approvazione il Governo non può operare e le altre cariche dello Stato non si muovono per sciogliere la situazione di stallo. Al suo destino di immobilità è legato quello di un giovane corazziere che è incaricato di vegliarla e di vigilare sui visitatori che, a poco a poco, spariscono. Il soldato, così, ha tempo di riflettere sulla sua vita, piena di rimandi a quella della Presidente, e al suo ruolo nella quotidianità.

Il libro è molto interessante. La narrazione, emotiva nelle sue parti più salienti, è un viaggio nella coscienza in cui dovere e dignità vanno insieme per non perdersi nell’insignificante affaccio alla vita. La scrittura si presenta quasi come una confessione, intima, delicata.   

Lucia Accoto

Lucia Accoto. Critico letterario per Mille e un libro Scrittori in Tv di e con Gigi Marzullo Rai Cultura. Recensore professionista.