“Quell’amore lì” di Linda Farata | RECENSIONE
Credere in qualcosa di sbagliato, sapendo di cadere nell’errore, può essere una devianza mentale. Molto dipende da come si vivono certe situazioni, il silenzio poi non aiuta. All’inizio potrebbe presentarsi come un gioco, eppure avverti un certo disagio come se capissi, nella tua innocenza di bambina, che certe cose non si fanno. Avverti, a pelle, la vergogna. Allora, taci. Ti rendi complice di un segreto che coinvolge anche un altro che lo tira in ballo quando succede quello che temi, che non sai come evitare e come proteggerti, perché, in sostanza, non vuoi sbarrare la strada a quello che per te è una cosa, ma che nella realtà è un’altra. Ancora bambina non sai dare un nome a ciò che non puoi raccontare, non lo conosci ancora. Parlarne significherebbe frantumare tutto. Il silenzio, condito da minacce e da adulazioni imposte da quella persona che ti è sempre stata accanto, pensi che sia una cosa giusta. Il corpo rifiuta questa verità, ma la mente trasforma i sentimenti in emozioni e amore proibitivo. Te ne accorgi più avanti negli anni, quando molte cose ti sono abbastanza chiare. E tutto resta agghiacciante, scandaloso. Una pervertita relazione di affetti.
In Quell’amore lì di Linda Farata conosci la bestia che, dapprincipio, agguanta chi ancora è innocente. Conosci solo quello, quell’amore lì. Agnese ha cinque anni quando il fratello maggiore la invita a entrare nella tenda degli indiani. È un gioco, in apparenza. Lì il disamore che divora i loro genitori non può raggiungerli. Nella tenda, però, succede qualcosa per mano del fratello, depravato e disturbato. Qualcosa che Agnese sarà costretta a scambiare per affetto. L’infanzia finisce e ciò che inizia come un gioco diventa un lungo incubo da spezzare. Anni dopo, Agnese è una donna che ha imparato a fuggire. Dalla famiglia, dalle parole, dalla memoria. Finisce in una comune anarchica dall’altra parte del mondo. Lì incontra John, uomo ossessivo, capace di mostrarle ciò che lei per la prima volta riesce a vedere e che ha sempre rifiutato. Rompe, così, il silenzio e racconta, soprattutto a sé stessa, l’indicibile.
Il libro è di una durezza cruda, eppure è magnetico. La storia, nella depravazione affettiva e familiare, è tremendamente attuale. Gli abusi, la manipolazione, la violenza, succedono di più in casa dove si dovrebbe essere al sicuro. La scrittura è un vortice che incastra il lettore in una rete di stati d’animo che difficilmente riuscirà a togliersi da dosso.

